Sabato 14 e domenica 15 febbraio 2015, presso il Teatro Comunale ‘Giuseppe Verdi’ di San Severo, alle ore 21.00 (porta ore 20.30), andrà in scena lo spettacolo “Interno Abbado”, di Andrea Baracco e Claudio Storani e interpretato da Giandomenico Cupaiuolo.
Gli autori rivisitano in chiave grottesca la sequenza finale di “Psyco” di Alfred Hitchcock ambientandola in un interno pugliese, dando vita a un gradevole testo meravigliosamente interpretato dall’eclettico Giandomenico Cupaiuolo. L’ensemble artistico che compone la compagnia fa capo alla Direzione Artistica di Andrea Baracco, regista che si forma e perfeziona all’Accademia Nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico. Dal 2005 ad oggi si è misurato nella regia di autori classici (Sofocle, Shakespeare) e contemporanei. Sin dai tempi dello studio in Accademia inizia un sodalizio artistico con l’attore Giandomenico Cupaiuolo, interprete e protagonista di molti suoi lavori. Anche l’attore di origini pugliesi si forma all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico e lavora, oltre che con Baracco con diversi registi della scena nazionale distinguendosi tra tutti come rotagonista del “Pinocchio” nella messa in scena del Teatro del Carretto. Grazie a questo spettacolo, Cupaiuolo arriva al grande pubblico con una tournèe che per tre anni lo porta in Italia e all’estero raccogliendo ottimi riscontri personali e notevoli apprezzamenti dalla critica italiana e internazionale.
“Interno Abbado” ha vinto il Premio Martelive 2008 e il Premio Franco di Francescantonio 2010 per l’interpretazione di Giandomenico Cupaiuolo. I biglietti, al costo di 12 euro, sono in vendita presso il botteghino del teatro, telefono 0882.339642. I posti sono limitati.
• “Interno Abbado è un monologo. L’interprete è Giandomenico Cupaiuolo, un nome che non mi è affatto nuovo. Cupaiuolo è un bravissimo attore ed è accompagnato alla fisarmonica da Lucas Zanforlini (…). Ma quale sorpresa, infine, quando il nostro interprete si sfila la sottana e ci mostra qual è, un uomo vero e proprio, seminudo, non la signora Abbado, ma il signor Abbado”.
Franco Cordelli (“Corriere della Sera”)
• “Il dialetto pugliese (molto bello, sodo, carnale, poetico). Una drammaturgia fitta di vestizione casalinga, ambiente kitsch e monologo epico da giornata particolare, e, a tessitura del tutto, un’idea di teatro desiderante e grottesco sono i punti di forza di Interno Abbado (…). Un lavoro del genere, già fuori convenzione per un inizio con messa a nudo del personaggio, cattura per i misteri musicali offerti dal vivo da Lucas Zanforlini, ma soprattutto per una struttura erotica e “zotica” applicata a un transfert meridionale alla Hitchcock. Da scoprire, da immaginare”.
Rodolfo Di Giammarco (“La Repubblica”)
• “Un monologo d’autore quello proposto al Piccolo Jovinelli. Una storia drammatica e divertente al tempo stesso, come tutte le situazioni portate al paradosso. Drammaturgicamente studiato nei dettagli ed interpretato dall’eclettico Capaiuolo. Il sottofondo musicale accompagna spesso la voce decisa e sicura dell’interprete, indubbiamente creatore di un personaggio affascinante ed eroticamente complesso nel suo muoversi delicatamente tra la pazzia ed il dolore più acuto. Vincitore del premio MarteLive 2008, Interno Abbado sicuramente cattura lo spettatore già dalle prime battute catalizzandone l’attenzione con la messa a nudo fisica, per poi approdare nella fase finale nello svelarsi della più remota coscienza”.
Maria Domenica Ferrara (“Teatro.org”)
• “Questo è teatro che ha bisogno di poco, di molto poco, di ancora meno, per risultare comunque vincente. I termini giocano al ribasso, si liberano di orpelli scenografici, fanno a meno di tutto o quasi, lasciando la grande responsabilità alla voce, al corpo- quasi sempre fisso in un punto ma mai morto- e in generale alla presenza di Cupaiuolo, che si prende tutto il tempo per trasformarsi da uomo in donna, e poi nuovamente in uomo. Si resta piacevolmente colpiti da un corpo che lavora, che suda, che chiede se stesso tutto e tutto ottiene. La vicenda si tinge di giallo, chiama in causa gli stilemi del genere, senza mai abbandonarsi a facili soluzioni, sempre rigida in uno schema di pura sintesi teatrale. Suda lui, sudiamo noi. Muta lui, mutiamo noi. C’è il sapore del sud Italia e l’estro intellettuale di certo teatro nordico; soprattutto c’è il corpo che pompa la voce, elementi che di artificiale hanno poco, molto di biomeccanico. Ma non nel senso accademico del termine; qui non c’è spazio per i paroloni. Qui biomeccanica significa ingranaggio vitale. Andrea Baracco di questo “Interno Abbado” è regista
severo, quasi sadico, puntiglioso, attento e alla ricerca, sempre, di una risposta pronta, da parte dell’attore e del pubblico. Con grande successo”.
Sergio Lo Gatto ( Krapp’s )